mercoledì 30 gennaio 2013

Carnage (2011)

Su un palcoscenico, no scusate, in un appartamento a New York due coppie si incontrano a seguito di una lite tra i figli. Questo il presupposto per una commedia che riesce a non annoiare troppo soprattutto grazie alla relativa brevità (un'ora e venti, bene così). 
La trama procede per contrasti che, concedetemelo, non sono così distanti da quelli di un film a caso dei fratelli Vanzina. 
Dagli iniziali attriti dettati dallo scontro tra i figli, si passa a quello tra piccola e media borghesia passando poi a questioni politiche: la visione del mondo liberal della Foster contro quella cinica dell'avvocato Cristoph Waltz.
Man mano che il muro di ipocrisia non riesce più a contenere l'astio emergono quelle che sono le pulsioni più bestiali facendo prima vacillare l'unione delle due coppie per poi far coalizzare gli uomini, lasciando le due controparti  femminili unite soltanto dalla propria frustrata solitudine.

Mi ero ripromesso di non far discorsi da studente fuoricorso di Scienze della Comunicazione e non ce l'ho fatta.

I personaggi sono dei cliché come se ne incontrano a centinaia nella realtà, da un film ci si aspetta qualcosa in più no? Anche da mi aspetto qualcosa in più
Carnage è un adattamento di un'opera teatrale in cui in nessun momento compare una pistola. Non si può quindi imputargli di non averla mai fatta sparare.

martedì 29 gennaio 2013

End of watch - Tolleranza zero (2012)

Ennesima rappresentazione della vita di due poliziotti per le strade di Los Angeles.

Le atmosfere ma anche i tempi ricordano inevitabilmente quelle di Training Day ( David Ayer, qui il regista ne aveva scritto la sceneggiatura) e ancor più quelle di The Shield, serie culto dello scorso decennio. Aggiungeteci un po' di buddy movie alla Arma Letale per farvi un'idea.
Jake Gyllenhall e Michael Peña, due giovani agenti di pattuglia a Los Angeles, sono personaggi in controtendenza rispetto a quanto ci è stato proposto negli ultimi anni. Non si trovano in quel area moralmente chiaroscura del personaggio ambiguo e "complesso" della fiction moderna. Sono due puri di cuore e lo dimostrano buttandosi in ogni incendio e in ogni sparatoria quasi sentissero di avere la sceneggiatura dalla loro parte a tenerli in vita. Evitiamo spoiler però.
End of watch è un film un po' convenzionale che però scorre piacevolmente quasi fosse un episodio di un serie televisiva ( è un complimento che gli faccio). Lunghi dialoghi si alternano a scene d'azione improvvise. Nell'ultima mezzora però dà il meglio di sé ed il giudizio complessivo è positivo proprio per la plausibilità della conclusione: è un film riuscito.

Una cosa che mi ha leggermente fastidiato sono le riprese in steadycam col  pretesto dei protagonisti che voglion farsi un documentario.
Roba già vista e inutile.

Il film l'ho visto in inglese: non voglio immaginare tutti quei "fucking" tradotti alla cazzo di cane che nervoso mi avrebbero fatto venire.

lunedì 28 gennaio 2013

Django (2012)

Per qualche strana ragione, forse apposta per confonderci, vengono spesso prodotti in parallelo film praticamente identici: Armageddon e Deep Impact, The Illusionist e The Prestige, Ants e A bug's life sono solo esempi.
Pare in effetti che la ragione si psico/commerciale, è un po' come quando siamo ad un esame poco sicuri della nostra preparazione e preferiamo copiare dal vicino che è più asino di noi.
Il risultato è sviante ed i miei poveri neuroni si creano delle trame e dei cast che tendono a sovrapporsi nella mente con effetti comici (talvolta son lì seduto sul divano, ripenso a questi effetti comici e rido).


I CONTI CON LA STORIA
Pratica a volte dolorosa ma indispensabile:  i conti con la Storia certe Nazioni li fanno con Gunther Grass, altre con Celine, altri ancora con  Spielberg e Tarantino, noi con gli inserti di Pansa sul Giornale ( in regalo replica della spilletta a forma di croce celtica firmata dal sindaco Alemanno)

Questo incipit per fare un raffronto (forzato ma voluminoso) tra Lincoln e Django. Entrambi puntano a fare i conti con la storia toccando la corda sensibile dello schiavismo. Solo che mentre il primo cerca di farci addormentare per poi instillarci  tramite ipnopedia dei sani principi il secondo utilizza la dinamite.





Christoph Waltz ( che amiamo ricordare in questo episodio del commissario Rex)  interpreta il Dottor Schultz un cacciatore di taglie tedesco che tra le opzioni Dead or Alive sceglie sempre la prima. Per proprio interesse libera Django, ne nasce un bel rapporto e sarò lui ad aiutarlo a ritrovare la sua donna.

Gli archetipi: l'Eroe, il Nemico, l'Amata, l'Amico.

La cosa bella è che le quasi tre ore passano più veloci di una puntata dei Simpson. Attori immensi, i cattivi in particolare: Samuel L Jackson sembra Gollum, DiCaprio si conferma come la cosa più vicina che abbia mai avuto ad un cosiddetto "attore preferito".

Nigga U Mad? 


Ritroviamo quel piacere nella messa in scena della morte, dello spappolamento for fun contro ogni legge dell' anatomia e della fisica: verso la fine Django spara ad una donna col fucile e questa letteralmente vola via ( al cinema ho riso solo io però).
Ma quella è una sfumatura: Django è una commedia epica. Si passa dalla citatissima scena del KKK ( lì tutta la sala è esplosa) alla fenomenale sequenza dei due protagonisti a cavallo nella neve.

Una nota sul doppiaggio: è un crimine contro l'umanità.
Tarantino mi impongo di vederlo al cinema, lo faccio dal 1995 quando minorenne mi imbucai a veder Pulp Fiction sbagliando sala in un cinema VM18.
Purtroppo vedere i film in lingua originale è una via senza ritorno e se ci aggiungiamo che quando c'è di mezzo un'accento un po' strano i nostri doppiatori si buttano sulla macchietta scatta l'odio ( This must be the place ce lo hanno ammazzato loro ) .

Uno avrebbe anche voglia di spender dei soldi ma quando l'esperienza a pagamento è inferiore a quella di un torrent .SCR .MD gira un po' il cazzo.

In ogni caso un gran film ma un po' troppo lineare, meglio Inglorious.

martedì 22 gennaio 2013

The grey (2011)


Come un sobrio monogame che superati i cinquanta diviene un gaio puttaniere così Liam Neeson, passata una carriera di drammi verbosi in costume, prosegue nel certo più lucrativo campo dei film d'azione.
Abbandonate per un po' le capitali europee si trova questa volta nei guai tra i ghiacci dell'Alaska: John Ottaway è un cacciatore di servizio presso un'impianto sperduto nella neve, il suo mestiere è una specie di tower defence game in cui ondate di lupi attaccano gli operai e lui spara.
Non deve essere però molto divertente come impiego perchè in una delle prime scene lo vediamo appartarsi, mettersi un fucile in bocca ed appoggiare il dito sul grilletto.


N.B. Appoggiare il dito sul grilletto è un'esplicita violazione della regola #2

Cambia idea però, sale sul primo aereo e si frantuma al suolo con un pugno di sopravvissuti.
La scena dell'incidente girata con crudezza e realismo è tra le più impressionti viste al cinema.
Un consiglio: se siete in aereo e vi annoiate questo film non è un passatempo dei migliori.

"Per cortesia, mi passerebbe
una fetta di copilota?" (cit.)



Una volta "atterrati" c'è l'impressione che stia per cominciare una sorta di Alive senza cannibilismo e con un branco di lupi incazzatissimi che voglion  giocare ai Dieci Piccoli Indiani.

In verità il film che mi aspettavo non è esattamente quello che ho trovato:
la faccia incazzata di Liam Neeson sulla copertina poteva sottintendere pugni e calci dal primo all'ultimo minuto invece è evidente come il regista puntasse a qualcosa in più.

La nota spirituale a tratti sembra essere quella predominante: commovente la sequenza con le foto dei famigliari trovate addosso ai vari cadaveri in cui Ottaway si abbandona empaticamente al ricordo degli istanti felici e di tutte le speranze deluse (che erano loro come sono sue).

Rischiando tutto sul difficile equilibrio tra queste due componenti Joe Carnahan tira fuori un film non perfetto ma affascinante.

Il finale coi puntini di sospensione è in parte svelato in un' inquadratura successiva  ( geni!) ai titoli di coda.
Proprio quando in sala la gente è già tutta in piedi e qualcuno, ostentando sicumera, esterna giudizi idioti del tipo che "era meglio il libro".

domenica 20 gennaio 2013

Taken 2 - La vendetta (2012)

La regola universale per la quale un film di successo avrà un seguito è applicata con la stessa gioiosa ostinazione con la quale la Ferrero produce la Nutella.  E' successo col Padrino figuriamoci se non succedeva con Taken.
Uscito in Italia nel 2008 col titolo programmatico "Io vi troverò" ed in grado di decuplicare al botteghino i 25 milioni di dollari di budget investito mostrava le avventure di Liam Neeson agente della CIA farsi largo per Parigi alla ricerca della figlia rapita.

Adesso è cambiata la capitale (Istanbul) e il famigliare ( sto giro gli han rapito la moglie) il risultato è lo stesso.
Un film senza nessuna pretesa di originalità che va sul sicuro a passi veloci appoggiandosi a tutti i clichè del cinema di genere ( gli espedienti narrativi sono da manuale del cinema anni novanta).
Un lungo inseguimento a metà del film, davvero ben girato, riesce per quei dieci minuti ad alzare la tensione che poi torna al livello medio basso con cui era partita.
Siamo in zona intrattenimento puro, spegnete i neuroni e fatevi raccontare di nuovo la stessa storia a lieto fine, un concetto rassicurante con tutte 'ste brutte cose che si sentono in giro.
Pronto?Bella John! Scusa che minchia
era poi  sta isola l'avete capito?

Realizzato con lo stesso cast del primo ( Maggie Grace, la scema di Lost, fa l'adolescente di trentanni) e con un Liam Neeson che continua a sfruttare con successo la sua sorprendente vena action, è riuscito in quello che si proponeva . L'incasso di 370 milioni di dollari ci garantisce un Taken 3 in cui Liam col girello va in giro per Dublino a cercare la suocera .

venerdì 18 gennaio 2013

Attack the block - Invasione aliena (2011)


É la notte di Guy Fawkes un'alieno cade in testa a Moses bulletto di quartiere mentre stava rapinando una passante in una zona popolare di Londra.
Moses non ci pensa due volte ed armato di miccette e del suo coltellino ferisce ed uccide l'invasore portandoselo poi in giro come un trofeo.

Si scopre però che quello era solo all'inizio ed uno sciame di comete farà piovere un'esercito di mostri: bestioni neri e pelosi con le zanne fosforescenti, in cui si riconoscono le movenze degli attori messi "a cane", che ricordano inconfutabilmente i cattivi di Another World.


Dai produttori di Shaun of the dead e soprattutto dell'eccezionale Hot fuzz (recuperatelo!) ci si poteva aspettare qualcosa di più, non tanto per l' intrattenimento (l'ora e mezza scorre via veloce) quanto a livello comicità: si ride poco.




La CG è cosi fredda

Gli adulti sono assenti ( i genitori non vengono nemmeno inquadrati) o  inetti ( la polizia, i criminali) , il film gira attorno ad una manciata di adolescenti disadattati: si ride della loro stupidità (che fa pari con la stupidità degli alieni) e della loro ingenua visione del mondo facente perno intorno a videogiochi e programmi televisivi.

 L'orgoglio degli alienati che si coalizzano contro gli alieni fa trasparire anche una certa volontà di critica sociale.  Quello che cercavamo e non abbiamo trovato è quella gioiosa componente splatter a cui un film  di questo tipo non può rinunciare, non è solo una questione di soldi, il succo di pomodoro non costa niente, si saranno infighettati?

Right now, I feel like going home,
locking my door and playing FIFA

Nel complesso un teen horror senza pretese giocato su un tono di leggerezza che per scelta stilistica o per budget ridotto riporta alle atmosfere artigianali di un certo cinema anni Ottanta (Gremlins!)        

giovedì 17 gennaio 2013

Killer Joe (2011)

Killer Joe è ambientato in quell’America ruspante e lontana dalle luci delle città che vive in roulotte parcheggiate vicino alle paludi. Lì la gente se ne va in giro sudata in cannottiere sporche di strutto bruciato e tra fratello/sorella e cugino/cugina non c’è cosa più bella o gioia più divina.
In questo degrado William Friedkin, che da una trentina d’anni non faceva niente di guardabile, manda in giro un bel cast a far cazzate.
Vi racconto solo la prima scena: Temporale,cane bastardo incatenato che abbaia,la sempre valida Gina Gershon  in abbigliamento downless apre la porta ( portiera?) al figliastro Emile HirschYour bush staring me in the face!!” respingendo il caldo rifugio che non avrebbe certo disdegnato quando si trovava Into the wild... ma andiamo avanti
Entra, si fuma una cannetta, si lamenta col padre della qualità della materia prima per poi scoprire che gliel’aveva venduta lui, quindi confessa di dovere un bel po’ di soldi a dei tipi che non aspettano altro per fargli zack zack alle palle.
E già lo sappiamo che quando le cose iniziano male non possono che peggiorare

Manca solo Matthew McConaughey, vero protagonista della storia, che infila quella ovunque è definita la migliore interpretazione della carriera. A me è piaciuto però osservo che il  suo personaggio era davvero spettacolare e spiccare nel ruolo del pazzo scatenato è più facile che in quello del manager con le maches sugli addominali che fa innamorare le impiegate.


Friedkin è lo stesso regista dell’ Esorcista, passeranno i decenni ma la scena della tipa indemoniata che fa un 360 con la capoccia è impossibile dimenticarla.
Qui il momento memorabile è il pompino alla coscia di pollo fritto. Potenza del cinema, non guarderemo più i McNuggets con gli stessi occhi.

Ps
Anche questa volta il Matt  non si esime dal farci vedere le chiappe, pare fosse nel contratto.

Looper - In fuga dal passato (2012)

Viste le difficoltà di smaltimento cadaveri nel 2074 le persone da uccidere vengono mandate indietro nel tempo con un'apposita macchina dove verranno giustamente ammazzate.
I killer del 2044 divenuti vecchi trentanni dopo vengono a loro volta rispediti nel passato dove verranno da loro stessi uccisi come da contratto.
Il cerchio, a cui si fa riferimento nel titolo e che forse vi è venuto alla testa, si chiude.

Shit happens quando il killer in questione è un Bruce Willis innamorato e in vena di spaccare i culi che risponde "fuck no".

Mi sono perso forse parti del film mentre ero concentrato a cercare incoerenze interne però non ne ho trovate.
Joseph Gordon-Levitt, non sbaglia un film e qui lo troviamo con una faccia meno da bambino del solito è stato infatti truccato coi macchinari per assomigliare a Bruce. Molto plausibile e apprezzabile che si siano fatti lo sbattimento.

Una cosa che non ha funzionato alla perfezione è la sottotrama del bambino ( potenti i richiami a Terminator) che occupa solo la seconda parte del film e non mi è parsa ben bilanciata con l'economia generale della storia.

Resta in ogni caso un bellissimo film di fastascienza, che prende il tema dei viaggi del tempo e lo adatta alle proprie esigenza senza ficcarcelo dentro in maniera pretustuosa o fine a sé. Un valore aggiunto sono le atmosfere alla  Inception (soprattutto la fotografia fredda e metallica lo richiama).

L'impressione piacevole in più è vedere Bruce Willis a quasi sessantanni spaccare i culi con tale carisma..

Presentazione


A scopo di chiarimenti, questo sarà uno spazio velleitario dedicato pretestualmente a recensioni dei film.
Il proposito è di recensire ogni singolo film che vedrò.
La finalità è quella di esercitarmi nella scrittura essendo che scrivo di merda.

Il tono varierà dallo scazzato allo scherzoso a seconda di da che parte giri.