giovedì 28 febbraio 2013

Amour (2012)

Pensare di porsi oggettivamente di fronte a qualcosa è un controsenso: per definizione ci interfacciamo alla realtà soggettivamente.
In questo caso volendo dare la mia breve opinione su Amour l'operazione è ancor più difficile perché le vicende che vengono narrate le ho vissute in prima persona.
Non riesco nemmeno a dire se ci troviamo di fronte ad un capolavoro, un buon film o una paraculata perché le emozioni si mischiano ai ricordi e con essi si sovrappongono e si amplificano.

Georges () una mattina trova la moglie Anne ( con lo sguardo assente (lo vediamo sul cartellone qui di fianco) è il primo effetto di un ictus.

Quando diciamo "noi" pensiamo soprattutto alla nostra coscienza spesso scordandoci quanto invece quel noi sia fatto di carne, ossa, nervi.
Quando quella materia fragile ci tradisce non possiamo far altro che osservare la caduta della nostra dignità e metterci al servizio del bisogno di vivere,sopravvivere ed infine semplicemente esistere.

Anne peggiora lentamente. All'inizio rassicura il marito, scherza amaramente sul suo oroscopo, sul futuro.
Poi perde la capacità di mangiare da sola, di muoversi, di parlare. Vive la malattia con forza finché può, finché di lei, esternamente, non resterà che un corpo da nutrire.
In qualche modo però la comunicazione non si è del tutto interrotta e riesce ad esprimere a Georges l'unico desiderio possibile.

Si chiama Amour e l'Amore è Pietà, com-passione, condivisione di un destino.
Già dalla prima scena ( la conclusione  è mostrata all'inizio del film) sappiamo come finirà..

Haneke, austriaco dall'aspetto glaciale, come da dietro uno specchio riprende immobile più le situazioni che gli eventi. Il risultato è qualcosa che ha del documentaristico per il realismo ma che conserva tutta la crudezza rivelatrice dell'Arte.

mercoledì 27 febbraio 2013

Anna Karenina (2012)

L'adattamento numero n del romanzo di Tostoj è pienamente riuscito.

Joe Wright sceglie quali parti della storia originale  raccontare limitandosi a qualche accenno delle trame secondarie.
Fatto questo mette in campo alcune idee molto ben realizzate. Su tutte le scelta di mostrare ciò che accade come se fosse una messa in scena teatrale con tanto di palco, quinte e sipario.
Evidente non si voleva realizzare un polpettone diretto col pilota automatico ma si è tentato di offrire invece un adattamento brioso e moderno.

Slowly we unfurl
As lotus flowers
Jude Law ottimo come sempre eccelle nel ruolo del marito che porta le corna con gran dignità.

Keira Knightley fa le solite smorfie ma ha i lineamenti perfetti per questo ruolo, la sensualità però è un'altra cosa. L'impressione è che il suo peso totale sia inferiore a quello di una parte anatomica che non nominiamo di Michael Fassbender.

Aaron Taylor-Johnson  è un Vronsky che sembra Gabriel Garko truccato da hipster ad un concerto dei Ministri.


Domhnall Gleeson (Levin) invece mi ricorda qualcuno ma non so più chi.

In ogni caso tirando le somme sarà che sono sempre stato appassionato di letteratura russa ma questo film mi è piaciuto molto.

martedì 26 febbraio 2013

Cloud Atlas (2012)


Cloud Atlas una film di fantascenza ad episodi di produzione europea. Il soggetto nasce da un romanzo omonimo di David Mitchel ed è difficilmente riassumibile in questa sede (diciamo che non ho voglia).

Ci sono sei storie che nei secoli in qualche modo si incrociano. Gli attori tra cui spiccano i volti più noti di Halle Barry,Hugh Grant e Tom Hanks si riciclano tra un ruolo e l'altro.

Ci sono sicuramente molti simboli dietro a queste grandi storie che ci vengono narrate. Però, sarò io troppo cinico, dopo tre ore di visione non mi è rimasto molto.

Certo ci sono scene spettacolari ed effetti speciali molto ben fatti a dimostrazione che in Europa non siamo solo capaci di fare film in cui della gente litiga intorno al tavolo della cucina ( nello specifico quelli siamo noi Italiani)

Guardami, ho un Neo?
Su Imdb ha preso 7.8 quindi a tanti è piaciuto. Forse chi ha letto il libro ha colto pienamente il significato ma un film fatto come si deve è un'opera autonoma (vedi cosa faceva Kubrick dei libri a cui si ispirava). 
Purtroppo non ho proprio capito che cosa mi si volesse dire: non mi è arrivato il messaggio sempre che ci fosse.

Può darsi benissimo che sia una mia limitazione ma l'impressione è che questo sia semplicimente un film totalmente pretenzioso al pari dei due orrendi seguiti di Matrix.

domenica 24 febbraio 2013

The double (2011)

Mi sono accinto a guardare questo film con un sopracciglio sollevato.
Richard Gere è un attore che ho sempre considerato tremendamente inutile. Inoltre non sono ancora riuscito a perdonargli quella volta che mi ha fregato cinquemila lire (ero andato a vedere l'Ultimo Cavaliere).

Ora però gli anni passano e con quegli occhiali e il capello argentato assume sempre più l'aspetto di un primario di Urologia quindi in qualche modo mi incute un certo rispetto ( soprattutto nelle scene in cui si mette su i guanti).

Ho deciso quindi di guardare questo film contando di addormentarmi quanto prima.

Con mia gran sorpresa invece The Double è un buon film.

Qui RG interpreta Paul Shepardson un agente della CIA in pensione che l'Agenzia ha richiamato al suo dovere perché Cassius, la spia russa che ha inseguito per tutta la vita, è tornata ad uccidere.

Lo affiancherà un giovane agente dell'FBI, Topher Grace ( quello di That '70s Show che non ha combinato più niente).

Si inizia col giochino dei contrasti Giovane-Idealista-Lasolunga contro Veccchio-Cinico-Lasopiùlunga e mi ero convinto che il film fosse partito su un binario per arrivare tranquillo alla fine dopo un'ora e mezza ( avevo già puntato la sveglia)

Invece scopriamo che il Shepardson è un gran birichino. Il film prende improvvisamente interesse tenendo la tensione alta fino a quasi la fine.

Non è un film di spie in senso stretto come il meraviglioso La Talpa ma nella sua esplicita convenzionalità riesce a dare un buon intrattenimento.

sabato 23 febbraio 2013

Les Revenants (2012)

Les Revenants è la miglior serie che  ho visto in questa stagione.

La prima scena della prima puntata mi ha abbassato la temperatura corporea di una decina di gradi.
Un pullman di ragazzini finisce in un burrone.
Si parte così senza cazzi.

Le cose strane iniziano ora. Siamo in  un paesino di montagna delle Alpi francesi e ad un tratto gente che era morta anni prima torna come se niente fosse.
Il bello è vedere come reagiscono famigliari ed i concittadini a questa situazione assurda e come questi defunti ( non immaginatevi degli zombie, hanno una bellissima cera) cerchino di riprendere il proprio posto nelle loro vite.

Qualcosa di sinistro c'è nell'aria. Qualcosa collegato alla diga che incombe sul paese e che ben rappresenta una sorta di Moloch pronto a crollargli in testa.

La serie unisce le atmosfere di natura matrigna alla Twin peaks ai toni di horror metafisico di Silent Hill ( il videogioco)
Ci metto dentro anche John Carpenter : un po' per il ricordo che ho di The Fog un po' per le musichette fatte in casa che metteva nei sui film ( qui la colonna sonora è curata dai Mogwai e fanno un gran lavoro).

Otto puntate senza la caduta di tensione che avevo paventato all'inizio.

Un prodotto televisivo di altissimo livello di cui senza dubbio gli Stati Uniti non si faranno sfuggire un remake.
(in Italia non si sa ancora quando verrà distribuito)

Andate a fare un giro sul sito ufficiale che è una figata.

venerdì 22 febbraio 2013

ParaNorman (2012)

Norman è il classico bambino americano introverso che ci siamo abituati a vedere maltrattato dalla società.
In questo caso la sua diversità è aggravata dal fatto che vede la gente morta, cani compresi.
A casa l'unico vero punto di riferimento è la nonna (anzi il fantasma della nonna) infatti il padre sperava diventasse un quarterback, la sorella è la cheerleader che disprezza i non analfabeti e la madre è una casalinga che ha il terrore di presentare in tavola gli spaghetti scotti.

Vittima dei bullies a scuola il suo unico amico è un bambino  ciccione coi capelli rossi e le mani sudate.

Sarà però  il destino a traformarlo in un eroe. Sulla sua città grava da secoli la maledizione di una strega mandata a suo tempo al rogo e desiderosa di vendicarsi dei bifolchi che l'avevano bruciata.
Norman prenderà la situazione di petto e in un ora e mezza avrà messo tutto a posto.

Come vedete non c'è nulla di nuovo sotto il sole ( o la luna in questo caso).
Da metà film però il regista smette di limitarsi a citare i classici del genere e punta a capovolgerne gli stereotipi facendo in modo che gli eventi prendano una piega inattesa.

A quel punto tutto diventa molto divertente tanto che alla fine ci si affeziona a questa banda di personaggi scoppiatissimi.

Chris Butler all'esordio come regista era stato tra i disegnatori de La sposa Cadavere qui però lo stile grafico che mi è più venuto in mente sono gli episodi "moderni" di Monkey Island ( dal terzo in poi diciamo).

Infatti il giudice, nella versione putrefatta, è quasi uguale al pirata Le Chuck (anch'esso nella versione putrefatta).

Un ultimo appunto positivo: sappiate che tutto migliora se mentre lo guardate pensate che tra i doppiatori c'è Anna Kendrick.

mercoledì 20 febbraio 2013

...E ora parliamo di Kevin - We Need to Talk About Kevin (2011)

Eva è una Tilda Swinton incapace di crescere il proprio figlio.

Come già visto in passato con titoli come 21 grammi o Traffic la narrazione di questo film procede non linearmente tra passato e presente.
E' necessario (lo è stato per me) non cercare di capire tutto subito e lasciare che gli eventi e le immagini sedimentassero un po' nella mente per comprendere ciò che viene svelato solo nella parte finale

Ero arrivato volutamente a questo film senza sapere bene che cosa aspettarmi e lo consiglio anche a voi, cercherò di evitare spoiler.


Il titolo "We need to talk about Kevin" è una raccomandazione che si rivolge ad Eva ( o anche a noi) : è proprio il caso che parliamo di Kevin perché c'è un problema e se non lo affrontiamo questo problema ci esploderà in faccia.

Vediamo Eva affondare in espressioni di sempre più cupa disperazione di fronte ai suoi quotidiani insuccessi mentre il figlio diventa un adolescente disturbato e sinistro.
Il racconto salta tra le fasi della vita di Kevin (Ezra Miller).
Un'alternanza temporale che (mi piace vederla così)  è un'alternanza etica tra cause ed effetti. Madre e figlio condividono le responsabilità di ciò che fin dalla prima scena capiamo accadrà

Una storia angosciante che si illumina nel finale nel quale, nonostante tutto, si intravede una speranza di redenzione. Un'ottima chiusura.

Bravo Ezra Miller a far le facce da cattivo . Tilda Swinton è addirittuare gigantesca, non riesco ad immaginarmi nessun'altra attrice (anche perché in generale tutte troppo belle)  in grado interpretare questo ruolo con la stessa efficacia.

Bello ma se cercate intrattenimento leggero e spensieratezza non è il film giusto.

lunedì 18 febbraio 2013

The Impossibile (2012)

Ad un certo punto ho capito che l'obiettivo primario di questo film era estirparmi delle lacrime.
C'è un momento in cui bambini feriti si riconoscono tra la folla e corrono ad abbracciarsi con sotto un tappeto d'archi e una melodia di piano degna di un servizio di Studio Aperto su un cucciolo investito
.
Questa malevola intenzione non è stata però sufficiente a farmi detestare The Impossibile
.
La tragedia dello Tsunami del 2004 andava raccontata, i protagonisti sono tutti belli e biondi anche se nella realtà la storia si ispira ad una famiglia di spagnoli con le sopracciglia di Frida Kahlo.
Probabilmente per far scattare l'effetto empatia nel pubblico del Texas o del Sussex non si poteva fare altrimenti.
Altra critica che si sente spesso è che in mezzo a centinaia di migliaia di morti si parli solo di qualche turista.
Tant'è. Mi metto nei panni di chi produce un film e lo fa per guadagnare dei soldi. C'è gente a cui non piace "The Wire" perchè "ci son troppi negri".

The Impossible è un buon film che eccede in qualche inutile espediente melodrammatico.

domenica 17 febbraio 2013

Be Right Back - Black Mirror S02E01 (2013)

Black Mirror è una miniserie inglese di tre puntate a stagione
La prima (2012) mi aveva colpito molto quindi ho deciso di pubblicare qui il mio parere sul primo episodio della seconda stagione appena andato in onda.

Il tema di fondo di Black Mirror è un'analisi trasognata del dilagare della tecnologia nelle nostre vite.
Quel qualcosa che era l'uomo è stato finalmente superato.
I nostri corpi integrati da circuiti che si pongono tra noi e la realtà e che ci danno una nuova interpretazione della stessa.
Non immaginatevi però macchine che volano o gente che si nutre di pillole.
Il futuro è adesso ed è tutto intorno a te.

Nella scorsa stagione avevamo visto come il ricordo ( o il non ricordo) di ciò che ci accade  fosse un'elemento delicatissimo del nostro equilibrio mentale e che un dispositivo in grado di registrare ogni instante fosse un oggetto molto pericoloso ( i google glass sono in arrivo).

In questo episodio è il nostro rapporto con la morte che viene esaminato.

Una giovane donna distrutta dai sensi di colpa accetta di rientrare in contatto con un surrogato del marito defunto.
Una ricostruzione software fatta sulla base delle tracce che lo stesso ha lasciato in rete sui vari social network ( be right back il titolo, torno subito, anche la morte non è niente di serio).

Il risultato è qualcosa di posticcio come posticcia è l'immagine che diamo di noi stessi su internet.

Un visione molto cupa degli anni avvenire che non ha però gli intenti luddistici di chi pretende di andare contro la storia.
Semplicemente l'impressione è che ci attende un gran casino.

UPDATE

raga dai referrals vedo un traffico su sto post... non è  che cercate qui il torrent eh? ;-)

sabato 16 febbraio 2013

La guerra è dichiarata - La guerre est déclarée (2011)


Analogamente a quanto già incontrato con 50/50 ritroviamo il tumore come elemento di rottura nel dramma parigino La guerre est déclarée .
Romeo (Jérémie Elkaïm )  e Juliette (Valérie Donzelli) si incontrano in discoteca, scherzano sul destino tragico che con quei due nomi li attende  e si innamorano.
Vediamo una bella sequenza di loro che s'amano sulle panchine di una Parigi in fiore, che illuminano i passanti coi loro sorrisi e sfrecciano in bici su una strada che non può essere che di felicità infinita.

Invece dopo un paio d'anni Adam, loro figlio, mostra i primi disturbi: è un tumore al cervello.

Valeriè Donzelli anche regista racconta la storia vera che ha vissuto in prima persona col marito e coprotagonista.

La scena in cui mostrano la brutta notizia che si diffonde tra il parentado con sotto l'Inverno di Vivaldi è un pugno stretto attorno alle ghiandole lacrimali.

E' un film imperfetto ma molto forte e sincero.

L'ennesima conferma che il cinema francese è in pieno rinascimento.

giovedì 14 febbraio 2013

Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore (2012)

Non posso dire di amare particolarmente i film di Wes Anderson. Il motivo principale è la mia antipatia antropologica verso una certa tipologica di personaggi da lui  rappresentati ripetutamente: infantili, depressi, maniaci.

Tendo, nella vita reale, a considerare queste persone delle attention whore degne di un'alzata di sopracciglio. Probabilmente la cosa si ripercuote anche sul mio giudizio estetico.

In questo caso però i protagonisti sono due giovanissimi, un bambino ed una bambina e la cosa, mista ad un mio progressivo rimbambimento,  probabilmente mi ha portato a tollerare maggiormente certe fisime, permettendomi quindi di apprezzare di più tutto il resto.

Si perchè Moonrise Kingdom, stranamente, mi è piaciuto proprio tanto.

La storia si svolge su New Penzance un'isola immaginaria semideserta del New England in quella fascia di Stati Uniti che si infila tra Canada e Oceano Atlantico. Un luogo abbastanza a Nord per dare una luce crepuscolare perfetta e abbastanza isolato per giustificare la malinconia dei personaggi.

Sam è un orfano rifiutato dai coetanei che ha trovato una sua dimensione come boyscout modello.


Vorrei vivere in un film
 di Wes Craven



Suzy è una ragazzina ribelle terrorizzata dal pensiero di far la fine di sua madre (poverina: ha passato la vita in compagnia di Bill Murray che se ne va in giro per casa scazzato in boxer e canottiera).

I due si incontrano, si legano con un'amicizia di penna (siamo nel '65!) e alla fine decidono di fuggire insieme.
La fuga è tragicomica e quando intervengono gli adulti si incasina ancora di più.

Però è un film talmente ispirato
che mi son sentito trascinato a quei pomeriggi di vent'anni fa in cui guardavo su Italia1 i film fin-svedesi trasmessi al Giffoni Film Festival.

Mi tocca riprovare a guardare i Tenenbaum per capire cosa non aveva funzionato la prima volta.


martedì 12 febbraio 2013

Flight (2012)


Le cose migliori Flight le fa vedere all'inizio. La prima mezzora vola.

Purtroppo non è il film che cercano di vendere col trailer, è pratica diffusa ma in questo caso si sfiora il penale.

Whip (Denzel Washington) pilota esperto di aerei di linea, dopo una notte di fuoco con una hostess, sale sull'aereo in stato comatoso.

Non sarebbe una novità però c'è un problema meccanico, il copilota se la fa sotto, ma lui si risveglia giusto in tempo e, scena epica,  esegue l'equivalente calcistico di un gol in rovesciata da centrocampo.
Salva quasi tutti.

Sarebbe l'eroe del giorno se non gli facessero gli esami del sangue.

Ormai in preda all'alcolismo si ritrova sotto accusa per omicidio colposo. Conosce però Nicole (Kelly Reilly) tossica dal cuore d'oro che gli insegna che le bugie non si dicono. Al contrario gli avvocati del sindacato piloti gli chiedono di spergiurare se vuole salvarsi.

Ma cos'è la salvezza e cos'è la perdizione?
 

Che faccio li dico?

Moriremo tuttiiiii!!!


Denzel, alter ego dell'americano sempre pronto a farsi eroe, non può che far la cosa giusta.

Restano da segnalare un paio di pezzoni degli Stones usati al momento giusto e un grande John Goodman che gigioneggia da pusher.

Per concludere pur essendo un po' convenzionale è un buon film però dal regista di Forrest Gump e Ritorno al futuro vorrei sempre storie in grado di farmi sognare. Qui al massimo posso dire di non essermi addormentato.

lunedì 11 febbraio 2013

Noi siamo infinito - The perks of being a wallflower ( 2012)

Il titolo originale lo si può tradurre con "I benefici di essere uno che fa tappezzeria" e descrive bene lo stato del protagonista all'inizio di questa storia.

Charlie ( Logan Lerman) si appresta a cominciare le superiori ed è terrorizzato dall'ambiente selettivo e crudele delle High School americane.
E' un ragazzo sensibile e molto intelligente ma l'unica persona che sembra apprezzarlo è l'insegnante di Inglese.


Ad una però festa gli fanno mangiare un bel biscottone all'erba e sotto l'effetto di questa potente droca rompe il muro che aveva posto fra sé e gli altri e si mette in luce come persona acuta ed interessante.
Trova due amici nei fratellastri Sam ( Emma Watson) e Patrick ( Ezra Miller) la prima con un passato di ragazza facile, il secondo con un presente da omosessuale.
I due, più vecchi di qualche anno  e con molta più esperienza, si prenderanno cura della sua crescita. Insieme a loro vivrà la propria evoluzione, troverà l'amore e potrà comprendere quali ombre aveva sepolto fra i ricordi della propria infanzia.

 Chiedo fonzie e

mi danno avanzi

Noi siamo infinito è l'adattamento di un romanzo di formazione scritto dallo stesso regista Stephen Chbosky diventato presto libro di culto negli Stati Uniti ed al centro di polemiche per i temi trattati.

É incredibile con quale grazia il regista all'esordio riesca a toccare tanti argomenti diversi e a soffermarsi su almeno tre personaggi principali senza che il risultato appaia slegato o superficiale.

Emma Watson poi è riuscita definitivamente a svincolarsi dall'abbraccio mortale di un personaggio pesante come Hermione Granger e si conferma tra le più promettenti attrici della sua generazione ( quest'anno la vedremo protagonista nei film di Sophia Coppola e Seth Rogen) .

Infine la musica. Tutto il film è condito da una miriade di riferimenti e citazioni pop ma una nota speciale va fatta alla cura della colonna sonora. Ambientato nei primissimi anni Novanta ha da pescare in una miniera d'oro e il risultato è qualcosa di simile a quanto troviamo in Donnie Darko.


In questo caso però la musica non è solo una sequenza di pezzi storici ma entra prepotentemente nella trama. La sequenza in cui in macchina sentono per radio Heroes di Bowie e ne rimangono incantati ( in epoca pre-Shazam non riescono risalire al titolo) è un momento di Cinema che ci rimarrà nella memoria per molto tempo.


Esce in Italia il 14 Febbraio ed è un film meraviglioso.

domenica 10 febbraio 2013

Blue Valentine (2010)


Non ci sono parole per descrivere la deficienza dei distributori italiani. Questo film uscito negli Stati Uniti più di due anni fa arriva nelle nostre sale nel momento più sbagliato.
Si perché mettere un film di questo tipo, con questo soggetto e di questa intensità proprio la sera di San Valentino cosa può significare?
Non può essere una coincidenza. Quelli avranno visto Ryan Gosling  che si ingroppa una bionda sul cartellone e si saranno detti: "oh sto tipo non è quello che ci piace a mia nuora? mettimelo per il quattordici va, se lo guardano tra la cena di pesce e la sveltina in macchina".

Ecco questo film è meno romantico di un servizio del TG2 sul vestirsi a cipolla.

Blue Valentine è la storia della fine di un matrimonio.  Questo è sufficiente per riassumere tutta la trama.
Non c'è una malattia, una disgrazia, neanche un'incornata!
E' una specie di documentario, ben girato, ben recitato che si è preso i suoi premi ai festival, le sue candidature agli Oscar ma alla fine la domanda che nasce è: perché?

Occhio che la trama ve la racconto tutta nelle prossime righe però non abbiate paura non c'è niente da rovinare.

Dean (Ryan Gosling) è un ragazzone americano: è bianco ed ha baffi quindi è povero. Cindy (Michelle Williams) fa l'infermiera ed ha la caratterizzazione della casalinga inquieta di Rovigo però frigida.
Il film racconta la loro storia su due piani temporali. Il periodo dell'innamoramento è girato in 16mm. Quello del presente in digitale però invece di mettere la scritta "4 anni prima" o "4 anni dopo" han messo una parrucca spelacchiata in testa a Ryan Gosling.

Nel passato vediamo Dean che a forza di fare il simpatico riesce a conquistare Cindy che come dote porta in sé niente meno che il figlio di un altro.
Nel presente lui è stempiato e senza aspirazioni lei capisce di essersi sposata con Earl di My name is Earl e lo rifiuta. Lui si incazza, fa un po' di casini e poi divorziano. FINE

Si è capito che non mi è piaciuto? Fosse stato almeno in 3D.

Ebbene, dopo una dozzina di recensioni è giunta l'ora di inaugurare il livello zero della mia scala di giudizi. Signore e Signori: #lammerda

mercoledì 6 febbraio 2013

Il rosso e il blu (2012)

In un liceo romano si intrecciano le storie di :

- Prezioso, un giovane supplente entusiasta
- Fiorito, un vecchio professore disincantato
- Giuliana, una preside cinica ad un passo dall'isteria

In quanto ad originalità dei personaggi siamo al limite delle maschere della commedia dell'arte.

Fiorito ( interpretato da un Herlitzka settantacinquenne , probabile vittima della Fornero) ormai da anni ha perso il piacere dell'insegnamento. Considera i propri studenti dei subumani mossi da pulsioni animalesche e disperatamente incapaci apprezzare la cultura. 

Inevitabilmente si scontra col giovane Prof. Prezioso che con entusiasmo cerca di dare qualche colpo elettroshock al cervello dei ragazzi.

Infine la preside, una Margherita Buy per la quasi prima volta nel ruolo di schizzata, più che all'insegnamento pensa a non  farsi denunciare dai genitori.

In quest'ambito fisso e decadente che è la scuola italiana saranno gli studenti i principali responsabili dell'evoluzione dei tre protagonisti. Con la loro vitalità li constringeranno a mettere in discussione le proprie convinzioni ed ad uscire dalla comfort zone in cui si erano adagiati.

Qualche risata coi ragazzi, un po' di critica sociale sui genitori assenti, un po' di malinconia coi professori.

Un film piacevole e divertente in cui però le tre storie restano troppo slegate.

martedì 5 febbraio 2013

Re della terra selvaggia - Beast of the southern wild (2012)


Ok Obama ci ha fatto sapere di essersi commosso a vederlo ma non per questo è la solita zuppa di retorica e buoni sentimenti fatta pensando agli Oscar.

Hushpuppy ha sei anni e in compagnia del  padre ed un pugno di derelitti vive bevendo birra ed ammazzando pescegatti a pugni.
La sua casa è uno squat di galline e cani randagi disperso tra le paludi della Louisiana.
Senza più una madre e col padre ammalato medita sul legame universale tra le creature e poi se le mangia.
Il mondo civilizzato che si trincera  al di là dell'argine prova a ghermirla ma il richiamo della libertà è troppo forte e parte alla ricerca della madre scomparsa.
Tutto il film è giocato su un equilibrio tra poesia e survival drama che non so come riesce a risultare non ridicolo.

Behn Zeitlin all'esordio mette in scena una favola cruda e toccante ambientandola su un Missisipi che sembra quasi  il mare di Waterworld.
 .
Quando arriva Kevin Costner?

La protagonista Quvenzhané Wallis al tempo delle riprese aveva otto anni, è la più giovane candidata agli Oscar di sempre e fa spavento.

Non ho ancora usato la parola onirico, lo faccio ora:

Onirico.

lunedì 4 febbraio 2013

Frankenweenie (2012)

 
Dopo qualche anno di successi (solo) commerciali Tim Burton torna ai fondamentali con un'opera che vuole accontentare tanto i suoi estimatori di vecchia data quanto il pubblico che lo ha conosciuto con Alice.

Frankenweenie è ambientato in un quartiere suburbano in cui il tempo è fermo agli anni Cinquanta.
Qui il piccolo Victor si affida alla scienza per riportare in vita il proprio cagnolino. Inevitabilmente la situazione gli sfuggirà di mano.

Candidato agli Oscar come miglior film d'Animazione visivamente è una delizia. La scelta coraggiosa di presentarlo in bianco e nero aggiunge fascino al racconto permeandolo di quell'atmosfera retrò e un po' macabra che è il marchio di fabbrica del regista.


E' tutto l'immaginario burtoniano fatto di Morte e stranezza ad essere riproposto con gran delicatezza e poesia. 


Ho dei denti tra gli spazi
A vedere il lato positivo ci troviamo un'ora e mezza di grande cinema in cui Tim Burton riesce a realizzare esattamente il film che aveva in mente dimostrando nel contempo di non essersi completamente rincoglionito. 

Purtroppo l'impressione per tutto il tempo è che la storia prosegua su un binario prefissato: fino alla fine ci aspettiamo un colpo di scena o una sorpresa che (spoiler) non arriverà.


venerdì 1 febbraio 2013

Il lato positivo - Silver linings playbook (2012)


Costruita attorno ai due protagonisti Pat (Bradley Cooper) e Tiffany (Jennifer Lawrence)  Il lato positivo è la miglior commedia sentimentale degli ultimi anni.

Tra i suoi meriti c'è quello di abbandonare le atmosfere  stagnanti  tipiche del genere (la situazione tipo in cui  la moglie di Matt Bellamy aspira a palpare gli addominali a Matthew McConaughey).

I personaggi qui sono dei poveri disgraziati che la malattia o il destino ha lasciato senza affetti, senza lavoro e senza un posto nella società.

Qualcuno in sala rimarrà certamente spiazzato per quanto il film  si soffermi  sull' incapacità di integrarsi del protagonista.
Pat è un personaggio tradito e "rotto". Uscito dall'ospedale psichiatrico si ritrova prigioniero delle proprie ossessioni e alieno a famiglia e società.

Sarà l'Amore, in questo caso più un mezzo che un fine, il vero artefice di questa riconquista.

Una nota per Jennifer Lawrence.
Nata un mese dopo la Finale di Italia '90 (ovvero l'altro ieri) impressiona non solo per la bravura ma per il carisma che esprime.
Una bellezza non convenzionale che coniuga cinema d'autore a cinema pop, quasi una Meryl Street dei nostri tempi, però non cessa.

Rivediamo con piacere Robert de Niro tornato a recitare dopo dieci anni passati a cagare su tutto ciò di buono che aveva fatto in carriera.

Il lato positivo, pur non essendo un capolavoro, ha il merito di essere uno di quei rari film in grado di trasmettere ottimismo (volevo scrivere emozioni poi mi son fermato) senza  fare il paraculo.

Nell'abbondanza di uscite di questo periodo è quello che mi sento di consigliare maggiormente.

NOTA PEDANTE
La Silver Lining a cui si fa riferimento nel titolo è un espressione idiomatica derivata da una poesia di Milton e traducibile con..." il lato positivo".
Questo per riconoscere che in questo caso i distributori italiani non hanno fatto danni.